Non sopporto l’anticonformismo. Forse perché non sopporto le paradossalità. E affermare che l’anticonformismo è anticonformista è la cosa più paradossale seconda sola alla risposta “Non rispondo”. Inseguire la chimera della “diversità” (leggi anticonformismo) per un uomo inserito in una società come la nostra significa esiliarsi volontariamente in un modo ovattato e privo di ogni rigore logico-cognitivo, cementato dal pregiudizio di essere vittime, a loro volta, del pregiudizio altrui in quanto “diversi”. Ho parlato di diversità: innanzitutto, dovete spiegarmi cosa sia l’omologazione e la conformità (e quindi diversità). Tutti quei quindicenni con le magliette “God Saves The Queen” che calzano converse sdrucite e rispondono ad ogni maledetta domanda con “Perché io non sono come gli altri, io sono diverso” sono non-omologati? O sono semplicemente non-omologati rispetto le miriadi di classi sociali che compongono la società ma comunque simili a tutti gli altri individui che formano il loro gruppo sociale di appartenenza? Chiunque ha bisogno, per quanto si possa negare, di un’approvazione sociale e se si può non ricercare l’approvazione di altri gruppi lo stesso non si può fare riguardo il gruppo a cui si appartiene. Se viene a mancare quest’approvazione ci si trova nell’apoteosi della diversità: l’emarginazione. Solo gli emarginati sono diversi in quanto nessun gruppo sociale li ha accettati. Ad esempio: se esco in giro con le mutande in testa, in costume adamitico mi si prospettano due sole ipotesi (oltre all’incarcerazione per atti osceni in luogo pubblico):
I) venire linciato da sciùre milanesi incazzate come agricoltori messinesi in periodo siccitoso (disapprovazione -> emarginazione -> diversità);
II) il giorno seguente folle di fanciulli/adolescenti/adulti andranno in giro con slip in testa (approvazione -> omogeneità).
Questo è il semplice principio grazie al quale molte persone (Malcom McLaren e Vivienne Westwood in primis) sono diventate miliardarie: scoprire una subcultura, sfruttarla economicamente rendendola “di massa” e inchiappettare bolgie di ragazzini, come le pecore dai pastori sardi, facendoli credere di essere anticonformisti. È per questo che io sto bene nella mia uguaglianza, non ho bisogno di distinguermi da nessuno. Chi si distingue lo fa perché vuole essere notato. L’edonismo e il solipsismo sono le prime molle di ogni azione umana. Ed è per questo che io non devo studiare mai più sociologia.
lunedì 21 gennaio 2008
Pará dóxa
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Ero giovane e inesperto
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Ringraziamenti
A mio fratello Leonardo e a Nicola per il logo.
4 commenti:
E' dalla terza riga che penso "A te la sociologia fa male, molto male".
Però brav' brav'.
influeNZA (no, tuo malgrado non ancora mi ammalo!)
sociologia....che poi sarebbe come educazione ambientale, solo un po' più facile
http://cgi.ebay.it/VENDESI-GOVERNO-ITALIANO_W0QQitemZ290200748544QQihZ019QQcategoryZ11682QQssPageNameZWDVWQQrdZ1QQcmdZViewItem
Bah bah bah, siccome sono anticonformista, non posto più sul tuo blog.
Anzi, allora così sarei conformista. Quindi devo postare.
Anzi no. Anzi sì.
Qualunque cosa fai te lo mettono in culo, quindi fai come ti pare.
MikiMoz-
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