martedì 22 maggio 2007

Al bar con Freud

Milano a Febbraio è freddissima. Non c’è sole o altra fonte artificiale di calore che possano riscaldarti e quindi l’unica soluzione che hai quando sei a 300km da casa tua e ai piedi ti stanno venendo i geloni e il tuo naso è rosso e ogni tanto i bambini ti fermano e ti chiedono di farli ridere perché ti hanno scambiato per un clown, ecco in questi casi l’unica soluzione che hai è quella di entrare in un bar sederti e ordinare un caffè. E così che ho fatto io il 14 Febbraio. Passo davanti un bar che sembra essere un bar di Parigi di inizio ‘900. Entro e mi vado a sedere. Do un occhiata alla carta, passo veloce la sezione “primi piatti”, giro pagina: “cocktail”; poi leggo “Caffè”, prima riga…no, seconda riga…no, terz…Irish Coffee, perfetto!. Alzo lo sguardo, cerco con gli occhi la cameriera faccio un piccolo cenno con la mano e nel giro di due secondi e davanti a me che chiede con aria gentile: “Pronto per ordinare?”
Sottoscritto: “si, prendo un Irish Coffee, grazie”
Cameriera: “Subito”
Mentre aspetto che la cameriera torni con la mia bevanda do un occhiata in giro, mi piace scrutare la gente seduta ai tavoli dei locali: di fronte a me una coppia, 25 anni al massimo lei, 19/20 lui. Ridono, sorseggiano un caffè, lui dovrà essere molto divertente, oppure è un fesso di prima categoria e la ragazza/fidanzata/sorella/moglie/nutrice/nonna lo sta prendendo in giro. Alla mia sinistra il bancone, con la ragazza di prima che sta preparando qualcosa (spero il mio caffè) mi appoggio con le spalle al vetro e con la faccia rivolta verso il bancone mi giro verso quella che ora è la mia sinistra (…vi faccio il disegnino?) li c’è un signore anzianotto, ipotricotico, occhiali tondissimi dalla montatura scura e doppia, elegante e distino, sta annotando qualcosa su un block-notes dalle pagine giallastre, come se quel quadernino gliel’avesse regalato un uomo vissuto nella metà dell’ottocento. Sto per rigirarmi attirato dalla coppietta che si sta esibendo in uno spettacolino soft-porn, quando una cosa nel vecchietto di prima mi attira: non ha una penna normale ma addirittura un pennino che intinge in un calamaio e allora penso che quell’uomo può essere “doc” di ritorno al futuro, anzi a questo punto penso che Robert Zemeckis è “doc” e che “ritorno al futuro” non è un film ma un documentario e che la delorian esiste davvero!.
Fortunatamente arriva la cameriera con il mio irish.
Appoggio le labbra al bicchiere e mi scappa un “Vaccatroia!” (pronunciato a bassissima voce ma che stranamente tutti hanno udito) perché il bicchiere è bollente. Il vecchietto mi guarda con aria incazzata, borbottando qualcosa. A guardarlo bene quell’uomo somiglia a qualcuno che ho già visto, ma non ricordo chi, forse uno scrittore. Passo in rassegna le possibilità, sento lamentarsi i neuroni che dicono “non ci hai usato per 19 anni, proprio mò dovevi scassare il cazzo” e non hanno tutti i torti. Iniziano a riaffiorare i primi elementi: scuola, primo banco, io che dormo sul banco, prof.ssa di Filosofia, libro di filosofia, pagina 186 del volume 2 tomo b, Sigmund Freud. Bingo! Bravi neuroni non siete completamente inutili. Quell’uomo è ugualissimo a Freud. Mi giro di nuovo e gli grido “hey Sigmund!” e mi metto a ridere come un coglione ma non appena pronuncio quel nome il signore alza repentinamente la testa come se stesse avvenendo una rapina e con occhi sbalorditi mi guarda e chiede “Chi mi ha chiamato?”
Sottoscritto: “Io, signore l’ho chiamata io, ma in realtà voleva essere uno scherzo, non sapevo si chiamasse davvero Sigmund”
Freud: “si, invece mi chiamo Sigmund”
Sottoscritto: “Strane le coincidenze, lei si chiama Sigmund ed è uguale spiccicato al filosofo, Freud…”
Freud: interrompendomi bruscamente “shh, abbassa la voce ragazzino! Che non si sappia in giro!”
Sottoscritto: mi alzo con in mano il bicchiere smezzato e mi vado a sedere di fronte al lestofante “Mi sta prendendo per il culo?le sembrò uno che va in giro nei locali e si diverte a prendere per il culo la gente e ci prende gusto a essere preso per il culo?”
Freud: “questa sua arroganza è un chiaro sintomo di una omosessualità repressa, e comunque si, lei, ragazzino, mi sembra uno che si diverte a prendere in giro la gente”
Sottoscritto: “Scusi, non ho capito bene la questione dell’omosessualità, solo perché insinuo che lei mi stia prendendo in giro lei dice che sono gay?”
Freud: “Fare domande retoriche è uno dei primi sintomi di chi sta sopprimendo la propria omosessualità”
Sottoscritto: “Senti Lucio, posso chiamarti Lucio?”
Freud: “no! È un nome da checca, puoi chiamarmi Asdrubale, senti, senti che nome virile, Asdrubale!…fantastico”
Sottoscritto: “Vabbè Asdrubale, mi spieghi perché per te ogni cosa riconduce o a omosessualità repressa o al complesso di Edipo o alla sessualità?”
Freud: “Tu come ti chiami, ragazzo?”
Sottoscritto: “Alessandro”
Freud: “come immaginavo, nome da checca!”
Sottoscritto: “eccheccazzo!”
Freud: “Dire parolacce è un chiaro sintomo…”
Sottoscritto: “di omosessualità repressa, ho capito”
Freud: “no! È un chiaro sintomo di organi genitali sottosviluppati”
Sottoscritto: “no, anche questo, no! gay e con il cazzo piccolo no!”
Freud: “comunque per tornare alla domanda di prima, tutto conduce alla sessualità perché la prima cosa che vediamo quando nasciamo è l‘org…”
Sottoscritto: “ma se è risaputo che noi non distinguiamo le cose almeno fino al 6/7° mese dalla nascita”
Freud: “E il subconscio dove lo metti? Subconsciamente quell’immagine ci resterà impressa per tutta la vita”
Sottoscritto: “beh, me lo conceda, ma mi sembra davvero una stronzata”
Freud: “hey ragazzino, sei un filosofo tu? Hai scritto libri sulla psicoanalisi, hai inventato la psicoanalisi?non mi sembra! Quindi zitto, ascolta e impara qualcosa invece di contestare con stupide supposizioni”
Sottoscritto: “si ma non si arrabbi, ha detto prima che essere arrogante è sintomo di un’omosessualità repressa”
Freud: “Ma che cazz…”
Sottoscritto: “sottosviluppato!”
Freud: “CAMERIERA IL CONTO!!”

1 commento:

Anonimo ha detto...

WOW!
sei sicuramente gay e col pisello piccolo :D

Ero giovane e inesperto

Ringraziamenti

A mio fratello Leonardo e a Nicola per il logo.