sabato 21 giugno 2008

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- Cara, ma dove s'è andato a cacciare il nostro gattino?

giovedì 12 giugno 2008

La petite madelaine

Vi è mai capitato di sognare un cibo che amate e, nel sogno, di riuscire a degustare il sapore di quel cibo? Ad esempio, immaginate di sognare un cornetto alla marmellata, di quelli fatti in casa, con la marmellata che trabocca. E mentre sognate è come se quel cornetto lo stesse mangiando veramente perché potete sentirne proprio il gusto e in voi si risveglia una sensazione che non provavate da anni; la sola visione di quel cornetto vi fa provare un gusto che avevate quasi dimenticato. Allora la mattina, appena svegli, vi infilate un pantalone sul pigiama, una maglietta a caso, e ancora addormentati vi catapultate al bar sotto casa. Lì vedete il cornetto del sogno, profumato e fumante, vi accertate che sia alla marmellata e lo prendete. Poi risalite in casa, lo addentate, e vi accorgete che è alla crema…e a voi, la crema, fa profondamente cagare al cazzo.
Non dovreste, a questo punto, scendere da quel magrebino del cazzo che ha scambiato un cornetto alla marmellata con uno alla crema e ficcargli su per il culo quel mini obelisco di merda che ha sul bancone finché non capisce la differenza tra crema e marmellata?
Quel figlio di puttana mi ha rovinato il mese di giugno e, forse, anche quello di luglio.

domenica 8 giugno 2008

Memories

Lo svantaggio di registrare una canzone da un vinile su una musicassetta (musicassetta?! VINILE?!?!) è che se la puntina salta durante la registrazione di una canzone, inevitabilmente, bisogna sorbirsi l’effetto rewind quando parte quella canzone. Mio cugino aveva registrato da un vinile di Lucio Battisti una cassetta da sentire in macchina. Durante la canzone il mio canto libero, purtroppo, era saltata la puntina quindi il verso che, originalmente, era
E l’immensità
Si apre intorno a noi

Si era trasformato in
E l’immensità
Si a- si a- si a- si apre intorno a noi

Le prime volte, quando ascoltavamo e cantavamo in coro la canzone, quando avveniva l’effetto rewind ci bloccavamo.
Lucio Battisti: “...E l’immensità si a- si a- si a- si apre intorno a noi...”
Noi: “...E l’immensità … si apre intorno a noi...”
Poi, però, per evitare un silenzio cacofonico, decidemmo che la cosa più giusta da fare era cantare anche la parte che si ripeteva.
Lucio Battisti: “...E l’immensità si a- si a- si a- si apre intorno a noi...”
Noi: “...E l’immensità si a- si a- si a- si apre intorno a noi...”
C’è da dire che mio cugino, quello che ha registrato il vinile, è un ragazzo (un uomo) serio, rispettabile, che lavora però, a volte, ha delle uscite che non sono da persona normale. Ad esempio quando guida e gli scappa uno starnuto lui, nessuno sa perché, sbatte forte, ma davvero forte, le nocche della mano destra contro la cappotta. Oppure una volta, alle 4 del mattino, andammo a finire in un chioschetto squallidissimo. Ci si avvicinò una cameriera per prendere le ordinazioni e mio cugino le chiese:
- Ma la cucina è ancora aperta?
- Sì
- Quindi si può mangiare? Nel senso, se chiedo un panino me lo fate?
- sì, certo.
- (guardandomi, soddisfatto) Oh perfetto, grandioso! (guardando la cameriera) 4 amari!
Ecco, mio cugino è una persona del genere. Detto questo, una volta eravamo in macchina ad ascoltare e cantare in coro la famosa cassetta di Lucio Battisti con la famosa il mio canto libero balbettante.

- “In un mondo che, non ci vuole più…ATTENTO, UN GATTO!”

Sentimmo uno strano rumore. Come delle ossa di gatto che si frantumavano sotto 800kg di lamiere. Ci ammutolimmo. In macchina regnava uno strano silenzio. In sottofondo Battisti continuava il suo canto libero “…il mio canto libero sei tu, e l’immensità…” Eravamo tutti scioccati e confusi. Tutti tranne uno:
- “…SI A- SI A- SI A- SI APRE INTORNO A NOI!”

sabato 7 giugno 2008

Una barzelletta (perché ridere fa bene alla pelle)

Un bambino, finita la prima elementare, viene promosso col massimo dei voti. Il padre, allora, gli chiede cosa voglia per la promozione
- allora, figlio mio, sei stato promosso col massimo dei voti, cosa vuoi per regalo?
- non so
- vuoi una confezione di lego?
- no, una confezione di lego no
- e allora che vuoi?
- io vorrei che tu mi regalassi una pallina da ping pong
Il padre allora, pensando che il figlio volesse iniziare a giocare a ping pong, gli regala la pallina.
L’hanno successivo, finita la seconda elementare, si ripropone la stessa scena: al padre che chiede che regalo voglia, il figlio risponde di voler 3 palline da ping pong.
Così anche per la terza e la quarta elementare

Arrivati gli esami di quinta elementare il figlio li supera col massimo dei voti:
- ti voglio premiare perché la maestra m’ha detto che sei stato bravissimo all’esame, voglio regalarti una bicicletta
- no, grazie papà, ma io la bicicletta non la voglio, non ci so nemmeno andare io in bicicletta
- è per questo che te la compro, così impari
- no, grazie papà, non voglio imparare
- e allora che vuoi come regalo?
- be’, io vorrei 15 palline da ping pong
- ma, per favore, mi fai capire a cosa ti servono tutte queste palline da ping pong? Oramai sono 5 anni che mi chiedi sempre palline da ping pong e poi non le usi nemmeno, le tieni lì a prendere polvere in camera
- tu per favore regalamele poi un giorno saprai perché ti sto chiedendo tutte queste palline e capirai
Allora il padre, immaginando chissà cosa, regala al figlio 15 palline da ping pong.
Il figlio viene promosso eccellentemente anche in prima, seconda e terza media e, puntualmente, ogni anno chiede al padre prima 20, poi 25 e infine 30 palline da ping pong.
Ogni singolo anno delle scuole superiori il padre, sempre più stufo e sempre più curioso, si sente domandare dal figlio, ad ogni promozione, di voler come regalo ‘ste benedettissime palline da ping pong. Tutto questo fino all’esame di stato:

- sei stato promosso con 100, sei la soddisfazione di questa famiglia. Voglio farti un regalo: ti comprerò una macchina
- Non so, io non è che non voglia la macchina ma, sai com’è, la strada è pericolosa, non si sa mai, potrei fare un incidente. Io vorrei come regalo un qualcosa di più sicuro anche se costoso
- tutto quello che vuoi. Sono 13 anni che ti fai regalare solo palline da ping pong, mi puoi chiedere quello che vuoi
- tutto quello che voglio?
- sì tutto
- allora, io vorrei 1000 palline da ping pong
- 1000 palline da ping pong?!
- sì, 1000 palline da ping pong
- no, mi sa che questo regalo non te lo posso fare
- perché no?!
- perché tu mi inizi a preoccupare figlio mio. Che ci fai co’ ‘ste palline?
- non posso dirtelo per ora, ma fra tre mesi, alla fine dell’estate, lo saprai e sarai felicissimo per me
- tu ti rendi conto che queste richieste, da 13 anni, sono richieste stranissime che mi fanno dubitare fortemente sulla tua sanità mentale?
- non dire così
- va be’, facciamo questo patto: io ti regalo, un’altra volta, le palline da ping pong però tu, in cambio, verrai a farti un viaggio con me.
- però tu me le dai le palline?
- sì, certo, ma tu vieni in America con me
- ok
I due, padre e figlio, partono per l’America. Durante la fase d’atterraggio, l’aereo ha una avaria e si schianta. Ci sono solo tre sopravvissuti: il padre, il figlio e una signora che si chiama Nonna Parcella. Il figlio è quello ridotto peggio, il padre cerca di parlargli
- senti, lo so che questa non è la situazione migliore, ma tu mi devi dire che ci facevi con tutte quelle palline da ping pong perché io, anche se dovessi sopravvivere, non riuscirei ad andare avanti con questo dubbio perciò, ti prego: a cosa ti servivano tutte quelle palline da ping pong?
- Io…con le palline…
E il figlio muore.

martedì 3 giugno 2008

Cataratta

Sfogliando vari blog ho notato una strana tendenza al catastrofismo. Di “Odio; Mi fa schifo il mondo; Voglio tagliarmi le vene” sono piene le pagine web (questa l‘ho copiata da “di se son piene le fosse…e i periodi ipotetici“). Fin qui nulla di strano, o meglio, qualcosa di strano c’è, ma chi se ne fotte? Io no. Comunque, quello che ha catturato la mia attenzione (dopo un piccione con una sola zampa poggiata su un ramo mentre muoveva le ali a tempo di musica reggae) è stato un@ tizi@ che ha scritto “ blablabla io, pessimismo cosmico”. Il motivo per cui questa frase ha catturato la mia attenzione è perché non sono mai riuscito a capirne il senso. Perché senso non ne ha. Ha senso solo se si cita Schopenhauer o Leopardi in quanto, parafrasando McLuhan, “l’autorità è il messaggio” quindi Schoppy (come lo chiama, amichevolmente, Francisco de Catlunya) può dire una qualsiasi stronzata che, in quanto Schoppy, gli viene attribuita come vera et sensata. Shopping (come lo chiamavano, amichevolmente, le commesse dei sexy-shop che era solito frequentare) è stato eletto, ahimè, a emblema della depressione:
- Signora, lei soffre di schopenhauerite acuta
- È grave?
- Be’, romperà il cazzo a tutti i suoi conoscenti con la sua finta depressione, quindi, sì.
Però immaginate se il povero Schopero (come lo chiamavano i colleghi di lavoro) fosse stato mal interpretato e frainteso:
...Intrinseco nell’uomo è il pessimismo. La volontà di vivere è causa della sua sofferenza in quanto genera in egli desideri i quali sono irrealizzabili. Questa non realizzazione dei desideri causa sofferenza. (parte non interpretata) Questo vale per: i malati terminali e i cristiani.
Ecco che l’espressione “pessimismo cosmico” non avrebbe più senso, o meglio, ce l’avrebbe solo per il “cosmo” dei malati terminali e per quello dei cristiani. E per l’intercosmo “Poveri Cristi” che è la combinazione dei due.
Immaginate, così, miriadi di ragazzi che scoprono che i loro “Io odio; Mi fa schifo” si poggiano su un fraintendimento. Una catastrofe! Andrebbero tutti in Africa a contrarre l’aids e si convertirebbero tutti al cristianesimo.

È un po’ come quel poveraccio di Godot. Nessuno s’è preso la briga di sapere il perché non sia mai arrivato dai suoi amici Vladimiro e Estragone:
È già un ora che aspetto quei due… Un attimo, ma l’appuntamento era qui? Era in Via Matusalemme o era in Piazza Matusalemme?…No, mi sa che ho sbagliato. Cazzo, ho anche il cellulare scarico.
- Mi scusi, signora, potrebbe prestarmi qualche moneta che devo fare una chiamata?
- Va’ via, drogato!

E se fosse andata così?

Lo so cosa state pensando ora, state pensando che quello che ho scritto non ha senso. Dite così solo perché io non sono Schopenhauer.

Ero giovane e inesperto

Ringraziamenti

A mio fratello Leonardo e a Nicola per il logo.