sabato 30 agosto 2008

Ma Lucarelli non era un giocatore del Livorno?

C’è un paesino situato ai piedi delle montagne calabre, bagnato dalle acque dello Ionio. Questa landa negli anni antichi è stata terra di feroci battaglie contro i saraceni. Proprio a queste belligeranze deve il suo nome: tre-bis-acis: sei volte in guerra. In questo paese si aggira un uomo, un uomo famoso, conosciuto da tutti: Francesco Campanella, Francuccio per gli amici. Ma accantoniamo per un attimo Trebisacce e Francuccio.
Nel 2000 l’agognato sogno di formare un moneta unica in Europa diventa realtà. Claudicante, laborioso e arduo è stato per i cittadini il transito Lira-Euro. In quegli stessi anni le vendite di calcolatrici e elaboratori elettronici di cambi monetari hanno avuto una picchiata nelle vendite del 600%. Il numero 1936,27 è entrato nei cerebri della popolazione italica come, se non più, del pi greco.
Nell’agosto del 2002 Francuccio si aggira col suo passo da bradipo con le estremità inferiori fratturate, nelle strade assolate di Trebisacce. Sono le 13 orario tipico, per i bagnanti che affollano le ciottolose spiagge ioniche, del ritorno a casa. Un uomo barboso e occhialuto è appena venuto fuori da un edicola refrigerata, la repentina escursione termica di 47 gradi gli ha provocato uno zampillio di tutti i liquidi corporei. Francuccio con un cenno ferma l’uomo dall’ epidermide arsa:
F.: “C’hai cinquecento lire?”
U.E.A.: trattenendo a stento uno scoppio di riso “Franco la Lira, ormai, non esiste più!”
Nessuno si era preso la briga di informare Franco di questa alterazione, fondamentale posso azzardare, riguardante il vivere quotidiano. Anzi, i trebisaccesi, furbi come faine napoletane addestrate in Cina, avevano trovato un modo intelligente e innovativo per fronteggiare due problemi critici: il riciclo degli spiccioli delle lire; il pagamento del “dazio” a Francuccio.
A questa notizia tanto traumatica Franco reagisce come gli è d’uopo: sferra due pugni incrociati in aria, estrinsecando la sua disapprovazione fievolmente.
Sei anni dopo, nel territorio trebisaccese si aggira, annodato al sedile della sua vettura, un ragazzo: Alessandro. E’ fermo ad un incrocio da venti minuti, in attesa di immettersi nella strada più trafficata della cittadina. Nello specchietto retrovisore nota avvicinarsi un creatura pensante che lui conosce bene: quintali di tabacco rullato firmato Chesterfield sono stati scroccatigli da quell’uomo.
[Dovere di cronaca: come per l’espresso Milano-Crotone delle 22:05, Francuccio, con 72 mesi di ritardo, si è adattato pienamente al nuovo conio]
Sul finestrino destro della vettura di Alessandro si riflette la faccia grassoccia di Franco che muove le labbra, ma la musica sparata a 256 decibel impedisce ad Alessandro di afferrare in pieno, la prima volta, le locuzioni espresse da Francesco Campanella. Alessandro, allora, diminuisce il volume della musica e tira giù il finestrino.
A.: “Francu‘, ch’hai detto?”
F.: “C’hai un euro?”
A.: “No Franco, spiacente, non ce l’ho”
F.: “E dai, dammelo un euro!”
A.: “Franco non ce l’ho! E poi, scusa, tu prima chiedevi 500 lire, perché ora chiedi un euro?”
F.: “E’ l’effetto del rincaro vita, dovuto, inoltre, ad un’ inflazione annua che si aggira attorno allo 0,8% provocando una diminuzione della valuta della moneta”
A.: “Dove le hai sentite ’ste cose tu?”
F.: “Sarò anche pazzo ma questo non indica fatto che io sia ignorante”
A.: “Mi sbalordisci sempre di più”
F.: “Mo me lo dai l’euro?”
A.: “Uffa, quanto ti ci metti sei pesante. NON CE L’HO!”
F.: “Una sigaretta ce l’hai?”
A.: tirando fuori una sigaretta dal pacchetto “Tiè, per l’amor del cielo, basta che la smetti e te ne vai”
F.: “Grazie, grazie tante”
A.: “De nada”
Francesco Campanella, il pazzo erudito, fa per andarsene quando viene richiamato da Alessandro che è rimasto immobile in macchina
A.: “Franco…FRANCO!”
F.: “Che c’è?”
A.: “Ma, dimmi una cosa, quanto ti passano di pensione?”
F.: “Perché? Vuoi fare il pazzo pure tu?”

1 commento:

MikiMoz ha detto...

E' vero. Bisogna fottere lo Stato così.

Moz-

Ero giovane e inesperto

Ringraziamenti

A mio fratello Leonardo e a Nicola per il logo.